ARTURO CROCCO “Dai voli pionieristici alle sonde spaziali”

Gaetano Arturo Crocco

Gaetano Arturo Crocco (Napoli 1877- Roma 1968) è un personaggio sconosciuto ai più, ma secondo il nostro parere meriterebbe grandissima attenzione e la sua memoria dovrebbe essere coltivata da tutti gli appassionati di volo e di scienza in generale. Infatti, forse nessun altro scienziato più di Crocco ha avuto l’opportunità di attraversare tutte le epoche della storia del volo. Nacque quando il primo dirigibile ancora non era stato fabbricato e morì dopo aver progettato per la NASA il lancio di una sonda destinata a entrare nell’orbita di Marte. La sua lunga vita fu dunque coronata da grandi successi. Brillantissimo studente di matematica e fisica all’università di Palermo, dopo pochi anni intraprese la carriera militare, entrando nella Scuola di Applicazione di Artiglieria del Genio, dalla quale uscì nel 1900 con il grado di tenente. Fu subito ingaggiato dalla Brigata Specialisti del Genio, diretta dal Capitano Maurizio Mario Moris (nelle cronache d’epoca a volte erroneamente indicato come Morris), dove ricevette l’incarico di studiare macchine telefotografiche da impiegare a bordo degli aerostati. In breve, Moris gli affidò compiti sempre più delicati, designandolo ben presto come suo principale collaboratore.

Le sue esperienze

Dopo alcune esperienze a Liegi e a Londra, il giovane Crocco tornò in Italia, dove si dedicò agli studi matematici delle oscillazioni delle imbarcazioni , suggerendo ottime soluzioni al problema che gli sarebbero servite alcuni decenni dopo per analoghi progetti sulla attenuazione delle turbolenze percepite dagli aeroplani. Ancor molto giovane, nel 1900 Crocco sposò la nobildonna Bice Licastri dei Baroni del Piraino,  che lo affiancò per tutta la sua lunga vita, supportando il consorte anche nei suoi studi e compilando diverse memorie sull’aeronautica dell’epoca. La signora Crocco è anche considerata la prima donna italiana ad aver volato a bordo di un dirigibile, nel cielo della Capitale, a bordo probabilmente del dirigibile 1bis,  decollando dal centro di Vigna di Valle, sul Lago di Bracciano, ancor oggi sede del Museo dell’Aeronautica. Contende questo primato alla regina Margherita, che secondo alcune cronache, avrebbe volato a bordo del dirigibile fabbricato da Almerico da Schio nel 1905.

Il padre della scuola italiana del dirigibile semirigido.

E’ sicuramente nel campo della dirigibilistica che Crocco ottenne i risultati più lusinghieri. E’ infatti considerato come uno dei padri della scuola italiana del dirigibile semirigido. Se i tedeschi della Zeppelin si dedicarono alla progettazione di grandi aeronavi a struttura rigida, Crocco, notando come questo tipo di dirigibili manifestasse una certa fragilità in caso di venti laterali, giungendo frequentemente alla rottura da stress delle grandi travi portanti, trovò la sorprendente soluzione al problema. Famosa la sua frase, ricordata da uno dei suoi collaboratori, il coetaneo Ottavio Ricaldoni e successiva ad uno dei voli del dirigibile 1bis: “ho trovato il modo per impedire la rottura della trave di base dei grandi dirigibili…la rompo prima!” (questa azione fu chiamata “svergolamento”). In effetti, il concetto di Crocco si basava sulla trave snodata, cioè su una trave che avrebbe reso l’aeronave semirigida, inaugurando così la scuola italiana del dirigibile, che portò alla realizzazione di una trentina di aeronavi. Molti altri studiosi e scienziati seguirono la sua teoria, realizzando aeronavi sempre più grandi e performanti: citiamo tra gli altri Forlanini, Nobile e Usuelli. Con quest’ultimo Crocco progettò un dirigibile semirigido di 120.000 mc di volume, il T120, dove “T” stava per “transatlantico”, in quanto i realizzatori pensavano di impiegarlo con passeggeri su rotte a lungo raggio, ma la prematura e improvvisa scomparsa di Usuelli in un incidente automobilistico non consentì la concretizzazione del progetto. L’ingegnere napoletano è dunque considerato il padre del dirigibile militare italiano, un’aeronave che avrebbe collezionato grandi primati, tra cui quello forse non particolarmente edificante di essere il primo mezzo volante al mondo impiegato per bombardamenti aerei durante la guerra Italo-Turca in Libria, nel 1911.

L'esploratore rotante

Oltre agli studi sul più leggero dell’aria, nei primi decenni del secolo, con l’affermazione dell’aeroplano, il “più pesante dell’aria”, Crocco fece degli studi innovativi già nel 1911 anche sulle eliche, realizzando l’”esploratore rotante”, un dispositivo studiato in una delle prime gallerie del vento, da lui stesso realizzata nel 1905 a Roma nella caserma Cavour e intuendo il principio dell’autorotazione, garanzia di sicurezza anche per i moderni elicotteri che in caso di avaria del motore possono planare come un autogiro. Un’altra invenzione di Crocco fu l’”idroscivolante” un prodromo dell’hovercraft, che egli sperimentò sul lago di Bracciano, anche seguendo le idee di un altro grande progettista dell’epoca, Enrico Forlanini. All’indomani di uno dei primi voli del dirigibile militare, sui giornali del 31 ottobre 1908 appariva la notizia: “Il trionfo del genio militare italiano. Il primo dirigibile italiano vola nel cielo di Roma. Da Bracciano al Quirinale in 32 minuti!”. L’impresa si svolse sotto gli occhi dei cittadini della capitale, come ricorda una delle cartoline che qui presentiamo. Il dirigibile si chiamava “Italia”, era lungo 60 metri, aveva un volume di 2500 mc e poteva portare in volo fino a 8 persone. A quell’epoca, Crocco e Ricaldoni, ideatori, costruttori e collaudatori dell’aeronave avevano il grado di Capitano.

L'evoluzione dei suoi studi

Come abbiamo detto al principio di questo ricordo, Crocco non si limitò allo studio e alla fabbricazione dei dirigibili, ma a partire dagli anni Trenta dedicò le proprie attenzioni alle analisi del comportamento dei velivoli alle alte velocità e alle alte quote, effettuando innovativi studi di aerodinamica, fino ad occuparsi di astronautica e missilistica. Nel 1935 organizzò e diresse un simposio , il “V Congresso Volta”, le cui conclusioni teoriche sono ancor oggi prese attentamente in considerazione.  Negli ultimi decenni della sua lunga vita divenne consulente della NASA, progettando e calcolando correttamente le traiettorie che una sonda avrebbe dovuto compiere per raggiungere il pianeta Marte. Oltre a ciò, Crocco arrivò ad intuire i principi della propulsione ionica e a concepire la realizzazione e l’uso di grandi stazioni orbitanti, che potessero anche fungere da trampolino di lancio per l’esplorazione del Sistema Solare.  Morì nel gennaio 1968, poco prima che l’uomo mettesse piede sulla Luna.

I suoi progressi

Le intuizioni aeronautiche di Crocco gli valsero ampi progressi nella carriera militare, fino a farlo giungere al grado di generale. Il progettista napoletano pubblicò nella sua vita oltre 170 libri, saggi e relazioni, tenendo innumerevoli conferenze e raggiungendo fama a livello internazionale. Il suo archivio personale fu acquistato in blocco da Timina Caproni Guasti e dalla figlia Maria Fede, che lo conservò per 60 anni nella grande villa di Venegono. Per uno dei “miracoli” della nostra burocrazia, attualmente l’archivio, composto da migliaia di documenti e diari, è in custodia presso la Sovrintendenza di Trento, dove la sua visione è preclusa a chiunque, in attesa di restauri e catalogazioni, sebbene Maria Fede Caproni l’avesse ufficialmente donato all’Aeronautica Militare attorno al 2015.

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