Che bello restare col naso all’insù a osservare le mongolfiere colorate che passano sulle nostre teste! Sì però, quando atterrano, come fanno? E soprattutto, dove vanno? Sono queste le domande esistenziali che rischiano di rendere le notti insonni a milioni di italiani, per questo motivo abbiamo deciso di provare a raccontarvi qualcosa a riguardo.
Morte e mongolfiere sono agli antipodi: della prima, si sa che arriverà, le seconde, si sa solo da dove partono: i campi di decollo sono dati certi, e in particolare la nostra ditta ha tre prati da cui decollare, tutti autorizzati ovviamente dai rispettivi proprietari.
Dopodiché, arriva il bello: la mongolfiera va col vento, una novella Rossella O’Hara un po’ appesantita ma sempre vanesia e volubile, e quindi la si può dirigere soltanto con certi limiti: un pilota può decidere a che quota volare, ed in funzione di questo può eventualmente trovare direzioni di vento diverse, per provare a condurla dove più piace. Detto questo, non avendo timone né elica, i margini di manovra sono ridotti, e non è affatto scontato che si riesca ad atterrare esattamente nei campi individuati dall’alto.
Esattamente, avete capito bene: una volta in volo, il luogo d’atterraggio viene scelto dal pilota solo nella parte finale del tragitto, quando dall’alto ha scorto un luogo idoneo; ad ogni modo i nostri piloti conoscono molto bene il territorio, e quindi fin dai primi minuti cercano di condurre il pallone nella direzione più congeniale.
In certe stagioni, in particolare la tarda primavera, trovare un luogo dove atterrare è realmente una sfida: le coltivazioni si estendono a perdita d’occhio, dove finiscono le vigne iniziano i noccioleti, e poi grano e fieno. A prescindere dal loro valore specifico, noi cerchiamo di rispettarle tutte, in quanto conosciamo la fatica e il lavoro che ognuna di esse comporta.
Prediligiamo i campi incolti innanzitutto, se proprio non ne dovessimo trovare cerchiamo di incrociare qualche stradina bianca, poco battuta, dove poter far appoggiare la cesta. In questo modo i mezzi stradali che ci seguono e vengono a ‘recuperarci’ non saranno costretti ad entrare nei campi, procurando potenziali danni. Proveremmo poi a sgonfiare il pallone mantenendolo il più possibile entro i bordi della strada, per gli stessi motivi.
Esiste anche un altro scenario: il pilota individua un campo papabile, e il vento dispettoso negli ultimi metri di discesa lo spinge in quello a fianco, che magari è coltivato. In questi casi, a volte, ci posiamo solo qualche minuto sulla coltivazione, in attesa di essere spostati a mano dai ns equipaggi nei campi in cui non creiamo disagi. In questi frangenti, la mongolfiera viene messa in galleggiamento ad un metro da terra, e tirata tramite corde nella direzione voluta.
Detto tutto questo, essendo noi umani, è possibile che si commettano errori. In tal caso, facciamo tutto il possibile per cercare di rimediare al danno, minimizzare il disagio e non fare arrabbiare nessuno: con le adeguate coperture assicurative, col nostro lavoro, etc. Come ditta siamo molto riconoscibili, in quanto qualsiasi nostro mezzo ha logo, nome e sito internet ben visibile. Siamo sempre disposti ad ascoltare le richieste di chiunque ritenga di aver ricevuto un danno da un pallone, in quanto la posizioni di ogni luogo in cui atterriamo viene memorizzata in una chat apposita.
Ad ogni modo, stabiliremo anche punizioni corporali per i piloti poco efficienti: le mongolfiere sono state inventate poco prima che Luigi XVI perdesse la testa, letteralmente, sotto ad una ghigliottina. Ecco, forse non arriveremo a questo, ma qualche frustata sulla pubblica piazza la potremo concedere. Voi portate il sale! 😉