Il raduno di Albuquerque

Il Baloons Fiesta

Nel nostro Paese siamo abituati ad esaltarci quando vediamo in volo una mongolfiera, a maggior ragione quando ne vediamo due o tre e impazziamo di gioia se ne vediamo una trentina, come accade ogni anno per l’Epifania a Mondovì. Negli Stati Uniti tutto è più grande, anche se “grande” non sempre vuol dire “bello”. Ci è capitato di visitare Albuquerque, la capitale mondiale del volo in pallone, ben cinque volte, alla fine degli anni Novanta. La prima volta fu di passaggio, in settembre, quando notai in volo dalla finestra del mio albergo una dozzina di palloni. Mi sembravano già tanti, essendo un giorno qualsiasi, ma non avevo fatto mente locale sul fatto che mi trovavo proprio nella capitale mondiale del volo aerostatico! E così, appena tornato
in Italia, verso la fine del mese, acquistai il biglietto per tornare ad Albuquerque in occasione del grande raduno che si tiene ogni anno ad inizio ottobre: la Balloon Fiesta.

Scopriamo come si svolgeva l'evento

Grande fu il mio stupore nello scoprire che nella giornata inaugurale del raduno, che dura nove giorni, alle cinque del mattino, l’autostrada che da Albuquerque, città di meno di mezzo milione di abitanti, conduce a Santa Fe, tutte le otto corsie, sia all’andata sia al ritorno, erano occupate da una fila ininterrotta di automobili, disciplinatamente dirette agli immensi parcheggi situati accanto al terreno di decollo. E’ che dire del terreno, un rettangolo di quasi 700×500 metri sul quale si preparavano al decollo tre ondate successive di 250-300 palloni ciascuna! Uno spettacolo formidabile, con il pubblico che liberamente poteva accedere nell’area del decollo. Certo, erano altri tempi e ai giorni nostri sono state introdotte delle limitazioni di sicurezza, anche al numero di palloni ammessi, ora non più di 700-800! Particolarmente nutrito il gruppo delle “Special Shapes” delle forme speciali, mongolfiere ispirate a personaggi, animali o oggetti come le motociclette o le automobili, Il terreno di decollo è grande quanto 50 campi di calcio e l’evento è ancora considerato come il più fotografato al mondo. Tutto è commisurato alla presenza di oltre 1,5 milioni di spettatori paganti durante i nove giorni del raduno, cifra che per una città che non raggiunge il mezzo milione di presenze è certamente ragguardevole.
Attorno al rettangolo di decollo, oltre 500 stand con ogni tipo di merchandising legato al mondo dell’aerostatica: abbigliamento, medaglie, pins, libri, oggetti da collezione, oltre a intere mongolfiere in vendita e perfino pick-up e altri mezzi di recupero. Il tutto abbinato alla vendita di cibarie varie, più o meno digeribili per i nostri raffinati e delicati apparati digerenti, come i “burritos”, dei fagottini tipo piadina farciti di carne, cipolle, peperoni e spezie varie (un signore americano, alle sei del mattino, mangiandone avidamente uno, mi disse: “Che buoni questi burritos! Te li senti andare su e giù nello stomaco per tutto il giorno!”).

L'evoluzione con il passare degli anni

Al di là di questi aspetti “folkloristici”, il raduno di Albuquerque oggi è giunto alla prima settimana di ottobre 2024 alla sua 52esima edizione, essendo nato nel 1972, quando parteciparono solo 13 palloni. Nel 1973 ospitò la prima edizione del Campionato Mondiale per palloni ad aria calda, vinto dall’americano Dennis Floden e negli anni successivi accolse più volte eventi di gara importanti come il Mondiale per palloni a gas. Il volo di massa è solo al mattino e si svolge in più “ondate” successive. Nel pomeriggio, il vento del deserto spira quasi sempre, per cui la Fiesta si dedica ad altre attrazioni di corollario: volo di parapendii e di aquiloni, esibizioni di paracadutisti e di altri acrobati aerei, oltre a pantagrueliche libagioni a base di carne alla brace e birra! Molti equipaggi usano la fiamma pilota dei bruciatori come barbecue o per cuocere uova con il bacon! Una sera è dedicata al “balloon glow”, quando un paio di centinaia di palloni vengono gonfiati senza volare e le loro fiamme si accendono a tempo, creando una fantasmagoria di luci e colori. I piloti provenienti “overseas”, quindi ad esempio gli europei o gli australiani, ricevono molte agevolazioni, che arrivano anche al soggiorno gratuito per tutti i nove giorni dell’evento, oltre alla fornitura, sempre gratuita, di un mezzo di recupero guidato da un volontario locale. Inutile dire che i rifornimenti di gas propano sono anch’essi gratis. Chi scrive ha avuto la fortuna di partecipare al raduno quattro volte, in qualità di giornalista o anche accompagnando un pilota italiano, Achille Lugli, di Reggio Emilia, nel lontano 1994. Un anno, nel 1995,ho anche presentato uno dei miei volumi tradotto in inglese, dal titolo “Ship of the sky”, versione anglosassone del mio primo libro “Le navi del cielo”. In quell’occasione noleggiai uno stand per la vendita del volume, che ottenne un ottimo successo.

Le bellezze della città

Molto interessanti i dintorni della città, che annoverano spettacoli della natura come la “Petrified forest”, al confine con l’Arizona, o “White sands”, nel sud dello Stato e anche resti di antiche città abitate dai nativi indiani, come Acoma, per non parlare di Los Alamos, e del sito nucleare detto “Trinity site” ad Alamogordo che nel 1945 portarono alla realizzazione delle prime bombe atomiche statunitensi. La città di Albuquerque ospita anche il “Anderson-Abruzzo Balloon museum”, probabilmente il più grande museo mondiale dedicato all’aerostatica. Nella “Hall of fame” della rassegna prendono posto tre italiani, due ormai scomparsi, come il pioniere settecentesco Vincenzo Lunardi di Lucca e il generale Umberto Nobile, oltre a una vecchia conoscenza di tutti noi, alla quale auguriamo lunga vita, il monregalese di origine istriana Paolo Bonanno, illustre progettista e ideatore di una larga parte dei moderni bruciatori per le mongolfiere. Un onore del quale l’Italia può giustamente fregiarsi.

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