Molti si chiedono quale sia stato il primo trasporto di posta aerea della storia. Anche qui, i nostri palloni aerostatici la fanno da padrone! Infatti, se escludiamo il singolo dispaccio trasportato a bordo del pallone a gas che nel lontanissimo 1785 al comando di Jean Pierre Blanchard e Jonn Jeffries valicò per la prima volta il Canale della Manica, possiamo considerare il primo trasporto massivo di comunicazioni aeree all’epoca delle Cinque Giornate di Milano, nel marzo 1848. Siamo infatti nell’anno della grande rivolta che i Milanesi fecero contro gli occupanti austriaci, comandati dal generale Radetzky. Si trattava infatti di comunicare all’esterno della città assediata per invitare gli abitanti dei paesi circostanti ad accorrere a Milano per sostenere la rivolta. I capi dell’insurrezione Enrico Cernuschi e Carlo Cattaneo, con l’apporto fondamentale dell’illustre abate Antonio Stoppani, realizzarono l’idea di lanciare piccole mongolfiere (quindi palloni ad aria calda) di tre o quattro metri di altezza, recanti in una specie di cestino appeso al di sotto dei dispacci stampati o vergati a mano (non affrancati, anche se il francobollo era già stato da poco inventato in Inghilterra). Trattandosi di una rivolta, appare evidente che non sarebbe stato logico applicare una tassazione! Molte decine di questi palloni furono approntati da Stoppani e vennero lanciati da molti luoghi della città, in larga parte dalla Corsia dei Servi (oggi non più esistente) e dal cortile del Seminario Maggiore, ancor oggi esistente all’inizio di Corso Venezia, poco prima di Via della Spiga. Una targa ricorda l’evento in cima al portone di pietra di un palazzo vicino, scheggiato da una cannonata degli austriaci, che invano tentarono di distruggere il luogo di lancio. Le piccole mongolfiere ottennero il loro scopo e una andò addirittura ad atterrare nel Cremonese. Degli originali volantini e delle lettere a mano scritte all’epoca rimangono oggi alcuni esemplari rarissimi, venduti nelle aste a prezzi iperbolici. Appartenevano a un collezionista milanese i cui eredi vendettero in blocco alla nota ditta Bolaffi di Torino. Quanto alle originarie mongolfiere, ovviamente prive di pilota, ne esisteva un solo esemplare presso il Museo del Castello Sforzesco, ma esso andò distrutto nel 1943 durante i pesanti bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Una foto degli anni Trenta in bianco e nero lo riproduce, con la grande scritta “Viva Pio IX”, che era un modo per invocare mazzinianamente, le rivolte contro il potere che in quegli anni si manifestavano un po’ in tutta la Penisola.
Se l’epopea delle Cinque Giornate ci narra del primo trasporto aereo di corrispondenza, va detto però che il primo trasporto “ufficiale” di missive, regolarmente affrancate da francobolli timbrati, avvenne durante l’Assedio di Parigi, operato dalle armate Prussiane per 133 giorni, dal 18 settembre 1870 al 28 gennaio 1871. Ricordiamo che l’invenzione del francobollo risale al 1840, il famoso “Penny Black” inglese con il volto della Regina Vittoria. Le lettere in oggetto erano trasportate a bordo di palloni aerostatici pilotati gonfiati con gas più leggero dell’aria (in genere gas di città) ed erano fatte con carta velina sottilissima, per ridurne il più possibile il peso. Ogni lettera recava un timbro che diceva “Par ballon monté”. Migliaia di queste missive furono affidate dai parigini al trasporto a bordo di 67 palloni, alcuni dei quali furono catturati dal nemico, mentre altri due finirono nell’oceano e andarono perduti con il proprio contenuto di lettere e di esseri umani. Numerosi palloni ebbero successo e riuscirono ad atterrare alle spalle dei Prussiani, a volte anche all’estero. Famoso il caso del pallone Ville d’Orléans, pilotato da Léon Bezier e Paul Rolier, che andò ad atterrare in Svezia, fissando un record di distanza, 1246 km, che resistette per molti decenni, fino al 1913, trasportando 100 kg di corrispondenza. Dal metallo delle batterie di illuminazione furono realizzate delle medaglie commemorative, oggi assai rare. Molte migliaia di lettere trasportate a bordo di questi palloni oggi, dopo 150 anni, sono oggetto del desiderio di molti collezionisti, che se li contendono aspramente. Quando un pallone atterrava in territorio libero alle spalle degli assedianti, il pilota si recava con il sacco della corrispondenza al più vicino ufficio postale, che si occupava dell’inoltro a destinazione, dando al resto del mondo notizie “fresche” sulla capitale assediata. Il problema fu quello di trovare un modo per inoltrare nella città di Parigi le risposte! Furono tentati molti esperimenti, oltre ai piccioni viaggiatori e ai palloni aerostatici, che però fallirono. Forse l’unico che ebbe un certo successo fu quello delle “Boules de Mounins”, delle 55 sfere che, farcite di lettere, venivano gettate nella Senna sperando che a Parigi qualcuno riuscisse a recuperarle utilizzando delle reti poste nel fondo del fiume. L’ultima di queste Boules fu recuperata nella Senna nel 1988, ma nessuna venne recuperata durante l’assedio. 20 Boules sono tuttora disperse. I cataloghi per collezionisti moderni quindi distinguono le varie missive, cioè i Balloon montées a seconda dell’aerostato al quale furono affidate, del timbro dell’ufficio postale al quale il pilota del pallone le consegnò e la destinazione finale. Rarissimi e ambitissimi i Ballon montées destinati verso paesi esotici e lontani, come i possedimenti francesi d’oltremare.