“Nemo propheta in patria”: così recita uno dei più noti motti latini. Un detto che si adatta perfettamente alle vicende che contraddistinsero l’esistenza di Vincenzo Lunardi, personaggio di grande fama, apprezzatissimo in mezza Europa e vituperato al limite del dileggio in Italia e nella sua città natale, Lucca! Il celebre aeronauta visse a cavallo tre due secoli, negli anni della Rivoluzione Francese, e toccò vette straordinarie di popolarità in Inghilterra, Spagna e Portogallo, esplorando in pallone ‘’l’inviolato impero dei fulmini”, come alcuni all’epoca definivano il regno quasi sconosciuto dell’atmosfera. La storia della sua vita è un’avvincente ed emozionante successione di eventi, ora di trionfo e di successo, ora di grande delusione e fallimento, in ogni caso mai banale. Come il raggiungimento degli oltre settemila metri di quota, “là dove più non volano gli uccelli”. Ma procediamo con ordine…
Il celebre aeronauta visse a cavallo tre due secoli, negli anni della Rivoluzione Francese, e toccò vette straordinarie di popolarità in Inghilterra, Spagna e Portogallo, esplorando in pallone ‘’l’inviolato impero dei fulmini”, come alcuni all’epoca definivano il regno quasi sconosciuto dell’atmosfera
Lunardi nacque a Lucca l’11 gennaio 1754 (e non 1759, come affermano tutte le precedenti biografie) dal lucchese Giuseppe Lunardi e da Caterina Pardocchi, originaria di Castiglione Garfagnana. La sua casa natale è tuttora esistente ed è situata in via Rosi (un tempo Via dei Borghi), angolo via dei Fossi. La sua infanzia non fu facile. Il padre si uccise in seguito a rovesci finanziari quando Vincenzo aveva solo nove anni di età. La madre si ritrovò con sei figli, impossibilitata a crescerli, tanto che affidò il futuro aeronauta al nobile cugino Gherardo Compagni, il quale si fece carico dell’educazione e del mantenimento del bimbo fino alla maggiore età, portandolo con sé in oriente, in India e forse anche in Indonesia, e poi alla corte di Napoli, avviandolo ad una brillante carriera militare. Vincenzo, dotato di grandi capacità e intelligenza, già molto giovane divenne ufficiale del Regno Borbonico e segretario del Principe Aquino Caramanico, che svolgeva incarichi di alta diplomazia per il Regno di Napoli presso la corte del Re di Francia e successivamente, dal 1782, a Londra alla corte di Giorgio III. Grazie al periodo trascorso con il Caramanico, Lunardi ebbe l’occasione di frequentare gli ambienti di élite dell’epoca.
Fu proprio a Londra, a quel tempo vera capitale mondiale, città nella quale le idee innovative venivano sempre premiate, che Lunardi, sull’onda dell’eco delle imprese che i primi aeronauti avevano compiuto a Parigi, per la prima volta al mondo vincendo la forza di gravità e volando con una mongolfiera il 21 novembre 1783, diede vita al suo immaginifico progetto di diventare il primo uomo a volare in pallone sul suolo inglese, di fatto rinunciando ad una brillante carriera diplomatica per inseguire un sogno improbabile.
Dopo aver superato infinite difficoltà burocratiche ed economiche, il 15 settembre 1784, Vincenzo Lunardi riuscì a coronare la sua “lucida follia” decollando a Londra dinanzi ad una folla immensa ed osannante a bordo di un pallone da lui stesso progettato e fabbricato. La sua popolarità divenne immensa, al punto che la sua effigie era ritratta su quadri, stampe, medaglie, stoviglie e oggetti di uso comune, la gente lo riconosceva per strada e lo salutava con grande ammirazione.
Lunardi non si fermò dopo il primo trionfo, ma effettuò in Inghilterra e Scozia numerosissimi voli, 13 o forse 14, stabilendo diversi primati per l’epoca, volando sopra il mare, veleggiando sospinto da venti a quasi 100 km/h e per oltre 200 km e raggiungendo altissime quote. Nel 1788 tornò in Italia. Nella natale Lucca venne dapprima accolto trionfalmente, ma poi, dopo un fallito tentativo di esibizione programmato per il 17 giugno 1788, fu accusato dai suoi stessi concittadini di essere un truffatore, dovette di fatto fuggire per non essere incarcerato o, peggio, linciato. Si recò quindi a Roma, dove collezionò un secondo, bruciante insuccesso, che gli valse ulteriori accuse e dileggi e tornò a Napoli, alla corte di Ferdinando IV di Borbone, che lo aveva in grande simpatia e considerazione fin dai tempi in cui era diventato uno dei suoi più giovani ufficiali di artiglieria.
Finalmente a Napoli riuscì ad effettuare un magnifico volo, che lo vide però ricadere in mare, dove venne salvato da alcuni pescatori. Ferdinando IV lo mandò a Palermo per fare dei nuovi voli (uno fallito e uno con successo) e, dopo un secondo volo a Napoli, in occasione del quale superò i 7.000 metri di quota, nel 1792 gli impose di recarsi presso la corte spagnola, con la quale era strettamente imparentato (Carlo III di Spagna era suo padre). Di fatto fu un esilio, perché l’aeronauta non tornerà mai più in Italia.
A Madrid Lunardi effettuò alcuni voli con grande successo nel 1792 e nel 1793, quindi si trasferì a Lisbona, compiendo un altro magnifico volo nel 1794, per poi ritornare in Spagna, dove volò per l’ultima volta a Barcellona il 5 novembre 1802. Tornato in Portogallo, Vincenzo Lunardi morì a 52 anni di età a Lisbona, dove è tuttora sepolto, presso il convento dei frati Cappuccini, il 31 luglio 1806, a causa di una malattia acuta, forse una polmonite.
La figura di Vincenzo Lunardi ha ottenuto il giusto riconoscimento anche nella natale Lucca solo recentemente, a partire dal 2011, in seguito alla pubblicazione del saggio “Vincenzo Lunardi Aeronauta, l’avventurosa esistenza di un eroe del Settecento”, pubblicato dall’Editore LoGisma. La stesura della biografia si deve allo scrivente e a due suoi collaboratori, gli studiosi di storia locale Angelo Frati e Rita Mandoli Dallan, che hanno saputo scoprire le origini familiari dell’aeronauta, impresa nella quale si erano precedentemente cimentati, senza riuscirvi, illustri biografi e storici e studiosi dell’aeronautica, come Croce, Sardi, Boffito, Lazzareschi e Gardiner.
La scoperta della genealogia di Lunardi e della sua casa natale ha portato all’apposizione di una targa e a una serie di eventi sia a Lucca (mostra a villa Bottini, conferenze, conio di una medaglia a cura della antichissima Zecca di Lucca) e sia a Castiglione Garfagnana (intitolazione di una piazza e apposizione di targa commemorativa). Più recentemente, nel settembre 2016, Lucca ha ospitato un convegno internazionale al quale hanno partecipato studiosi venuti appositamente dal Portogallo, che stanno preparando un saggio sul soggiorno di Lunardi a Lisbona e sui suoi rapporti con il poeta e patriota locale Manoel Barbosa du Bocage. Già da una quindicina di anni a Lucca opera il Vincenzo Lunardi Balloon Club, che organizza eventi con mongolfiere e che dai primi anni del nuovo secolo ha collaborato alla realizzazione del raduno aerostatico di Capannori, sotto la conduzione di Massimo Raffanti, vulcanico ed entusiasta giornalista locale.
Tutte queste iniziative sono finalizzate a dare la giusta collocazione a una delle figure più interessanti e meno celebrate dell’Illuminismo europeo, un uomo che fu intrepido, audace, innovatore e dotato di quel “germe di sana follia” che contraddistingue gli uomini che hanno determinato la storia della scienza. Lunardi infatti non fu solo un aeronauta, fu scrittore, inventore, stratega militare, fine comunicatore (parlava correntemente cinque lingue e dopo ogni impresa convocava quelle che possiamo considerare come delle “conferenze stampa” ante-litteram). Inventò, tra l’altro, i cannoni a retrocarica, adottati dalla potente marina portoghese. Fu anche un personaggio di grande fascino, adorato dalle signore, che indossavano abiti, cappelli e monili ispirati alla moda “au ballon”, che furoreggiò per molti anni dal 1784 in Francia ed Inghilterra.
Prossimamente, dal 1° settembre all’8 ottobre 2023, presso l’Antica Zecca di Lucca, in occasione del centenario dell’Aeronautica italiana, sarà allestita una mostra dedicata agli aeronauti e agli aviatori lucchesi. Lunardi avrà un posto d’onore nella mostra, che presenterà anche alcuni rari cimeli legati alla sua avventurosa esistenza.
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