I palloni e la fotografia

La bellezza della fotografia

La prima immagine fotografica risale al 1827 e fu ottenuta dal francese Joseph Nicéphore Niépce (1765-1833), ritraendo il paesaggio da un balcone. All’epoca era necessario posare per alcune ore (!) prima di poter fissare un’immagine. Nei decenni seguenti la tecnica di ripresa consentì di ridurre i tempi di posa a pochi secondi e infine anche a pochi decimi di secondo. Teoricamente una posa sufficientemente breve avrebbe consentito di realizzare le prime immagini in volo, ovviamente scattate da palloni aerostatici, all’epoca unico mezzo volante esistente, tuttavia il problema non riguardava solo la necessità di posare a lungo, ma anche la estrema delicatezza delle operazioni di sviluppo e di fissaggio delle immagini realizzate. In particolare, era necessario provvedere alla fissazione dei sali di argento colloidali che venivano utilizzati entro tempi molto brevi, dell’ordine di pochi minuti.

Il problema non riguardava solo la necessità di posare a lungo, ma anche la estrema delicatezza delle operazioni di sviluppo e di fissaggio delle immagini realizzate

I primo esperimenti fotografici

Già attorno al 1858, Félix Tournachon (1820-1910), illustre fotografo e aeronauta parigino, meglio noto come Nadar, effettuò i primi esperimenti fotografici scattando immagini da bordo di un pallone a gas, ma senza esito. Le ragioni del fallimento erano dovute soprattutto al fatto che il gas, fuoriuscendo dalla base dell’involucro con sbuffi di idrogeno solforato, alterava le delicate reazioni chimiche necessarie per lo sviluppo delle lastre. Per questo motivo, Nadar costruì un pallone gigantesco, chiamato per l’appunto “Le Géant”, con una navicella che di fatto era una vera e propria casetta a due piani, sistemando al suo interno una piccola “camera oscura” volante. Fu così che il grande fotografo, all’epoca molto noto e quotato a Parigi, riuscì a realizzare le prime immagini aerofotografiche, sia pure ancora piuttosto mosse e sfuocate.

Il primo testo dedicato alla fotografia!

Bisogna però attendere fino al 1886 per veder apparire il primo testo dedicato all’argomento. Si tratta di “La photographie en ballon” scritto ancora da un aeronauta e scienziato francese, Gaston Tissandier. Nel frontespizio di questo raro volumetto è riportata una copia originale di una delle primissime fotografie di buona qualità scattate da Nadar: si tratta di una veduta della Senna con il ponte Louis Philippe, realizzata a bordo del grande pallone vincolato di Henri Giffard, installato all’Ippodromo nel 1868, un aerostato che riusciva a salire fino ad oltre 200 metri di altezza.

Napoleone e l'utilizzo della fotografia

Se l’importanza del pallone aerostatico come strumento strategico era già apparsa evidente fin dalla fine del Settecento, quando Napoleone Bonaparte istituì il corpo degli aerostieri, incaricati di osservare le linee nemiche o le città assediate salendo a bordo di palloni vincolati, l’utilizzo della fotografia avrebbe consentito di fissare l’immagine al fine di poter studiare minuziosamente e con calma il territorio. I primi ad utilizzare la foto in guerra furono gli americani nel 1862, durante la Guerra di Secessione, tanto che già dal 1863 ogni pallone vincolato era attrezzato con un’attrezzatura fotografica. Le immagini scattate venivano stampate in duplice copia e suddivise come una scacchiera in 64 caselle. In questo modo l’ufficiale a bordo del pallone-osservatorio poteva più agevolmente indicare ai compagni a terra gli spostamenti delle truppe nemiche sul campo di battaglia.

Il primo a utilizzare l’apparecchio di ripresa a bordo di un pallone

Il primo a utilizzare l’apparecchio di ripresa a bordo di un pallone libero fu il francese Paul Desmarets, in occasione di un volo da Rouen, nel 1880. Le tecniche di ripresa erano migliorate considerevolmente, tanto che si potevano realizzare fotografie utilizzando tempi fino a 1/50 di secondo e ciò permetteva di realizzare riprese abbastanza “ferme”, soprattutto quando il volo avveniva a quote ragguardevoli.

 

E gli Italiani? In Italia gli aerostieri furono il primo corpo aeronautico nazionale. La fondazione risale al 1884, con Alessandro Pecori Giraldi al comando. Si avvaleva inizialmente di due palloni, Torricelli e Africo, che operavano in modalità vincolata. Nel 1887-8 tre aerostati furono utilizzati nella Guerra di Eritrea. Solo però nel 1894 il comandante Maurizio Moris fu posto al pilotaggio di un pallone libero. Negli anni successivi, gli esperimenti di aerofotogrammetria si succedettero con sempre maggior frequenza, anche di pari paso con l’evoluzione delle tecniche fotografiche. Nel 1912 fu costituito il Battaglione Aerostieri, che allo scoppio della Prima Guerra Mondiale era costituito da sei sezioni aerostatiche con equipaggiamento fotografico e telegrafico.

Sezione Aerostatica del Terzo Reggimento

Un personaggio che svolse un ruolo importante nello sviluppo delle tecniche di ripresa aerea fotografica fu l’architetto e archeologo veneziano Giacomo Boni (1859-1925). Recentemente a Roma è stata realizzata un’importante mostra, alla quale ha partecipato anche la società Aeronord di Milano di Enzo e Claudia Cisaro, installando un pallone vincolato che ha rievocato le tecniche utilizzate dal Boni nella prospezione del Foro Romano. È infatti a Boni che si deve l’intuizione delle potenzialità che avrebbero potuto esprimere le tecniche di rilevamento aereo messe a punto, a partire dal 1885, dalla Sezione Aerostatica del Terzo Reggimento del Genio Militare, se applicate alla documentazione delle indagini archeologiche. Come ribadito dagli autori della mostra “cultore della fotografia, convinto assertore della sua utilità per documentare ogni aspetto delle ricerche condotte sul campo, Boni trovò un degno termine di confronto nell’allora capitano dell’Esercito Maurizio Mario Moris, personaggio innovatore destinato a rivestire un ruolo di primo piano nel panorama aeronautico militare italiano: comandante dal 1892 della Brigata Specialisti, in seno alla quale si era sviluppata la sezione Aerostatica, fondò, nel 1896, la Sezione Fotografica, con l’intento di sviluppare la fotografia aerea da pallone. Tenendo conto di queste inclinazioni, l’incontro tra i due e la nascita di una salda collaborazione tra la Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti del Ministero della Pubblica Istruzione e il Genio Militare appare ai nostri occhi come un esito naturale. I punti di forza di questo sodalizio furono molteplici: il Foro Romano costituiva un campo di esercitazione particolarmente complesso, adatto all’affinamento delle tecniche di  documentazione grafica e fotografica; al contempo, le analisi archeologiche potevano arricchirsi di una documentazione di qualità eccezionale, essendo corredate, a partire dalla primavera del 1899, di fotografie aeree riprese dal pallone aerostatico. La completa condivisione di intenti tra il Boni e il Moris diede risultati durevoli: dietro le esercitazioni nella laguna Veneta, 10 anni più tardi, così come sul suolo libico, all’indomani del conflitto italo-turco, dobbiamo scorgere il consiglio, se non la presenza stessa dell’architetto veneto; dietro alcune donazioni per la prosecuzione delle ricerche nel Foro, così come nel rilievo fotografico degli affreschi portati in luce nella chiesa di S. Maria Antiqua, riconosciamo senza dubbio l’impegno e la mano del generale Moris. Dante Vaglieri, che con Boni seguì gli scavi sul Palatino, il tenente Attilio Ranza e il capitano Cesare Tardivo, autori di due manuali per la realizzazione di rilievi fotografici aerei, furono i primi consapevoli custodi di questa lezione, essendo, in più occasioni, capaci non solo di applicarla ma anche di innovarla, continuando a illustrare le enormi potenzialità raggiunte dall’applicazione in campo civile di tecniche messe a punto in ambito militare”.

 

In Italia gli aerostieri furono il primo corpo aeronautico nazionale

L'utilità di un pallone aerostatico!

In tempi assai più recenti, quando ancora non erano nati i droni, che consentono di effettuare ottime riprese fotografiche e anche video senza la presenza di operatori a bordo del velivolo, un pallone aerostatico fu utilizzato dai registi e archeologi gemelli Angelo e Alfredo Castiglioni, autori di numerosi documentari scientifici e archeologici, nella scoperta e nella descrizione dei resti dell’antica città di Berenice Pancrisos, in Nubia (Sudan), mitica città fondata nel 285 a.C. da Tolomeo Filadelfo, re d’Egitto. I gemelli Castiglioni, nati nel 1937 sono recentemente entrambi scomparsi nel 2016 e nel febbraio del 2022.

I dirigibili sui pacchetti di sigarette

Infine, facciamo un passo indietro per ricordare che l’avvento dei grandi dirigibili tedeschi portò l’utilizzo della fotografia anche alla portata di alcuni facoltosi passeggeri. Attorno agli anni ’30, a bordo dell’Hindenburg o del Graf Zeppelin, durante i viaggi intercontinentali, venivano scattate ufficialmente numerose foto che poi erano riprodotte e distribuite in Germania nei pacchetti di sigarette. I fumatori (e anche i collezionisti non fumatori!) acquistavano i pacchetti per completare album che erano molto popolari, un po’ come in Italia le figurine Panini dei calciatori! 

Se l’importanza del pallone aerostatico come strumento strategico era già apparsa evidente fin dalla fine del Settecento, quando Napoleone Bonaparte istituì il corpo degli aerostieri, incaricati di osservare le linee nemiche o le città assediate salendo a bordo di palloni vincolati, l’utilizzo della fotografia avrebbe consentito di fissare l’immagine al fine di poter studiare minuziosamente e con calma il territorio

Ti piacerebbe anche te scattare delle foto dall’alto sulla mongolfiera?

Leggi anche…